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A Venezia la Collezione Peggy Guggenheim presenta il “suo” Duchamp

«Duchamp è stato un artista che ha sempre sfidato le convenzioni, dal momento in cui ha cominciato a fare arte nel 1902» ha commentato il curatore Paul B. Franklin alla inaugurazione

La Collezione Peggy Guggenheim di Venezia ha inaugurato il 14 ottobre 2023 l’attesissima esposizione “Marcel Duchamp e la seduzione della copia”, nelle sale fino al 14 marzo 2024.
Questo tributo a Duchamp, a cura di Paul B. Franklin, attraverserà le strade di Venezia per fare conoscere al grande pubblico uno degli artisti più rivoluzionari e influenti del Novecento.
“Duchamp è stato un artista che ha sempre sfidato le convenzioni, dal momento in cui ha cominciato a fare arte nel 1902” commenta il curatore Franklin nel presentare l’esposizione.
Con una sessantina di opere realizzate tra il 1911 e il 1968, la mostra presenta lavori iconici provenienti dalla Collezione Peggy Guggenheim, quali Nudo (schizzo), Giovane triste in treno (1911-12) e da o di Marcel Duchamp o Rrose Sélavy (Scatola in una valigia) (1935-41), e da altre prestigiose istituzioni museali italiane e statunitensi, tra cui la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, il Philadelphia Museum of Art, il Museum of Modern Art di New York, il Solomon R. Guggenheim Museum di New York. Ad affiancare questo prezioso nucleo di opere, una serie di lavori meno noti al grande pubblico appartenenti al lascito dell’artista nonché a collezioni private. Molte opere esposte, la metà circa, provengono inoltre dall’eminente collezione veneziana di Attilio Codognato, lungimirante collezionista che fin dai primi anni Settanta si è interessato alla produzione dell’artista francese. È la prima volta che un così ampio nucleo di opere di Duchamp appartenenti alla collezione Codognato viene esposto in occasione di una mostra pubblica.
Duchamp, dunque, sosteneva che una ripetizione meccanica ha lo stesso valore dell’originale; pertanto, nelle sue opere voleva dimostrare la veridicità di questa affermazione, proponendo un nuovo paradigma per la storia dell’arte moderna, secondo il quale alcune copie e i rispettivi originali suscitano forme analoghe di piacere estetico.
La mostra, infatti, decide di riproporre e sviscerare questo principio andando così ad esplorare i molteplici approcci adottati dall’artista per duplicare le proprie opere senza soccombere alla pura e semplice copia.
Nonostante egli crei alcune delle opere più note del XX secolo, quasi tutte le tecniche da lui adottate nel corso della sua carriera non erano all’epoca considerate vera arte.
Il portato rivoluzionario non si limita dunque solo alla sua stessa arte, ma soprattutto in ciò che la sua arte ha scatenato, il potenziale dei suoi duplicati, senza i quali non si sarebbe diffuso in tutta Europa ci ha dimostrato che una copia può avere svariate forme rispetto all’originale se il suo contenuto è talmente saldo da rimanere invariato nella sua riproduzione.

Un’amicizia duratura
L’allestimento propone una sezione dedicata alla lunga amicizia che legò Duchamp a Guggenheim: fotografie, documenti d’archivio e pubblicazioni ripercorrono il legame che intercorre tra loro, due personalità molto diverse ma altrettanto vivaci, rivelando il posto speciale occupato da Duchamp nella collezione che Guggenheim raccoglie grazie ai suoi consigli. Fu Duchamp a presentarle gli artisti e a insegnarle, come lei stessa ebbe a dire nella sua autobiografia “la differenza tra l’arte astratta e surrealista”. Mentre in merito a Scatola in una valigia, sempre nell’autobiografia, Guggenheim scrive: “Spesso pensavo che sarebbe stato molto divertente andare a trascorrere un fine settimana portandosi dietro quella valigia invece della solita borsa che si riteneva indispensabile”.

Viola De Colombi Bosetti

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