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Benvenuti a Villa Ponti Bellavista, dove il tempo si è fermato

La dimora di lusso affacciata sul Lago di Como è un’opera architettonica votata alla bellezza sia per lo splendore degli interni sia per l’amalgamarsi delle forme esterne con un paesaggio mozzafiato

Una recente pubblicazione di Taschen ha puntato i riflettori sull’eclettico architetto, saggista e designer Gio Ponti (Milano 18 novembre 1891-16 settembre 1979) e sulla villa lacustre concepita per la famiglia Fossati, suoi cari amici milanesi. A sette chilometri dalla pittoresca Bellagio, in provincia di Como, nascosta tra i barlumi che attraversano le foglie di conifere e cipressi, sorge la villa del visionario architetto italiano, progettata con la collaborazione di Cesare Casati ed Enzo Hybsh. Quest’ultimo lavorò come editore e designer per la rivista Domus dedicata al tema di abitare contemporaneo, fondata nel 1928 dallo stesso Ponti insieme al padre barnabita Giovanni Sembrai. La villa di 500 mq si affaccia a strapiombo sul panorama mozzafiato del Lago di Como. Bellavista è stata recentemente ristrutturata e messa a disposizione degli ospiti che più amano concedersi (bramano di concedersi aggradano accondiscendono la loro dovuta concessione di) la loro dovuta libertà. Il trattamento di relax imposto naturalmente dall’architettura sospesa tra il fruscio dei verdi arbusti e il glaciale blu lacustre vi cullerà in un viaggio temporale verso gli anni Sessanta. La dimora, infatti, prende vita tra sofà color pastello e la luce soffusa delle iconiche lampade a fungo.
L’immobile, per scelta dei famigliari, conserva ancora l’arredamento originale pensato accuratamente dal raffinato proprietario. 
Un’effettiva capsula del tempo si affaccia oggi sul presente corrente rispecchiando la stremata ricerca di lucentezza e trasparenza nel design d’interni; caratteristica che ha segnato le opere degli ultimi anni della carriera di Ponti. 
I transatlantici che cavalcarono le onde nel secolo ormai passato erano il simbolo della modernità e dell’immenso successo tecnologico, come espressione della piena fiducia nel progresso fecero da sfondo per un turbinio di evoluzione ed innovazione nell’estetica e nel design all’avanguardia pionieri del secolo a venire; ispirando così architetti da Le Corbusier (pseudonimo di Charles-Édouard Jeanneret-Gris, architetto, urbanista, pittore e designer svizzero naturalizzato francese) a Gio Ponti. Così le pareti esterne sono decorate da lanterne nautiche che illuminano gli spaziosi balconi a gradini che si protendono elevati. Ricreando i ponti delle navi da crociera, essi sono collegati da una suggestiva scala elicoidale. Senza tralasciare i camini, pensati in modo tale da assomigliare ai fumaioli: in nautica, collettori che espellono nell’atmosfera fumi e gas prodotti dalla combustione nel sistema di propulsione a scoppio, o a vapore, di una nave. 
Nella dispersiva villa troviamo sei camere da letto, tre delle quali offrono accesso diretto all’incantevole vista tramite i grandi terrazzi aerei collegati tra loro.
Una tra le creazioni più note del popolare pensatore, padroneggia la sua camera da letto, la tastiera-cruscotto del 1948. Un pannello a parete che raccoglie ed ordina tutte le attrezzature utili di chi giace comodo nel letto: mensole, ripiani per libri e per il telefono, comandi delle luci, accendisigari e radio entrambi incassati. Mentre il giaciglio vero e proprio rimane indipendente, leggero e mobile grazie alle quattro ruote. Ad oggi è considerata immancabile anche nelle più comuni stanze d’albergo, ma quando venne esposta alla Triennale di Milano nel 1951 ebbe immenso successo come introduzione estremamente rivoluzionaria ed all’avanguardia. Da questa nascerà anche l’idea del pannello-cruscotto per la scrivania: la scrivania potrà quindi essere un tavolo sgombro e leggero, con un attrezzatissimo pannello-cruscotto alle spalle.
La zona living offre un’ampia area giocosa che si sviluppa attorno ad un confortante camino panciuto e i già menzionati sofà rosa e arancione pastello, riaffermando la totalità dell’estetica del 1960, massima espressione della simbiosi tra funzione e forma.

Sibilla Panfili

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