La fotografia, l’amore, la guerra tra Taro e Capa
È una delle mostre più attese dell’anno. La passione tra Gerda Taro e Robert Capa giunge a Torino in una mostra organizzata da CAMERA – centro Italiano per la Fotografia
A partire dal 14 febbraio e sino al 2 giugno 2024, sarà possibile visitare la mostra fotografica presentata da CAMERA -centro Italiano per la Fotografia (via delle Rosine 18). A cura della storica della fotografia Monica Poggi e dello storico dell’arte Walter Guadagnini, la città sabauda accoglie il pubblico in una vorticosa raccolta di circa 120 scatti di una delle storie d’amore più eclettiche e brillanti che l’imprevedibile abbia mai permesso/creato/ reso possibile/concretizzato.
Gerta Pohorylle ed Endre (francesizzato André) Friedmann, approdano in quella che si sta tramutando nella travolgente/impetuoso fulcro culturale (del loro amore) brulicante di giovani artisti e intellettuali frenetici. La Parigi degli anni ‘30 è la culla dell’incendiario amore tra la fuggiasca dalla Germania nazista e l’emigrato ungherese.
Le loro vite si scontrarono/scombussolarono nel 1934, non passò un anno che i due miscelarono le loro esistenze in un connubio tra arte e sentimento che sfociava copioso nei cafè del Quartiere Latino della capitale francese, nella fotografia e nella fervente lotta politica.
Il personaggio di Robert Capa deve la sua fama a lei, alla sua astuta compagna, che ideò l’intrigante figura di un misterioso fotografo celebre e ricco nel continente americano dal quale è emigrato/proviene.
Le opere di entrambe i fotografi sono esposte al fianco di alcuni tra i provini della tanto ricercata “valigia messicana”. Scrigno contenente preziosi e irrealizzabili frammenti di vite umane, racchiude 4500 negativi scattati dai due amanti con la collaborazione del caro amico David Seymur, conosciuto con lo pseudonimo (diminutivo del suo cognome) di Chim, il fotografo che seppe immortalare le anime. Lo stretto rapporto d’amicizia tra Chim, Capa, Taro e Henri Cartier Bresson, rivoluzionerà radicalmente il mondo del fotogiornalismo. Il mestiere del fotografo è stato considerato per decenni una professione di basso livello e di conseguenza con un salario da fame/stenti.
Per coloro che cercavano disperatamente di ricostruirsi una vita dignitosa in un paese straniero, la macchina fotografica rappresentava un’opzione onesta ed accessibile per chiunque non avesse titoli di studio validi da presentare come prova d’istruzione. Numerosi rifugiati di origine ebraica, infatti, intrapresero l’allora modesta carriera, non dovendo nemmeno porsi il problema della altrimenti limitante concorrenza nel settore, ancora per poco inesistente. Furono visionari come il gruppo dei quattro artisti a ribaltare la visione e la considerazione dell’arte che oramai predomina la nostra quotidianità.
Il direttore artistico di CAMERA e co-curatore della mostra Walter Guadagnini, ha organizzato per il 15 febbraio 2024 l’incontro con la scrittrice vincitrice del Premio Strega 2018 Helena Janeczek, autrice del romanzo biografico dell’avventuriera ribelle Gerda Taro: La ragazza con la Leica. Le sottili pagine narrano la viscerale ricerca fotografica che ha guidato l’intera esistenza della prima foto reporter donna rimasta uccisa dalla sua stessa passione. In missione nel bel mezzo della guerra civile spagnola, aggrappata con tutta la sua forza al predellino della vettura di un generale polacco, Karol Świerczewsky, Taro fu travolta brutalmente dai cingoli di un carro armato che urtò l’auto in seguito a un attacco di aeroplani tedeschi a bassa quota, schiacciandola dallo stomaco in giù. Sino ai suoi ultimi respiri si dimostrò estremamente diligente e coraggiosa, riuscendo addirittura a mantenersi le viscere in sede grazie alla pressione delle sue stesse mani. Morì a soli 26 anni a Madrid, presso l’ospedale El Goloso, ma la sua ambizione fece in modo che nessuno mai si scordò di lei.
Sibilla Panfili