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Moda e sostenibilità, il report di One Ocean Foundation

L’associazione ha recentemente pubblicato un studio sull’inquinamento causato dall’industria della moda.

One Ocean ha pubblicato di recente una review dove viene messa in luce una problematica di stretta attualità che va risolto con iniziative concrete da parte delle aziende. L’inquinamento da microplastiche è ormai un fatto accertato e studiato. Un fenomeno che preoccupa non poco non solo per il futuro del mare e dei suoi abitanti, ma anche per gli esseri umani. Dallo stato di salute degli ecosistemi marini dipende l’aria che respiriamo, il cibo che mangiamo, i cambiamenti climatici, le catastrofi naturali. Una consapevolezza che solo negli ultimi anni si sta consolidando anche grazie a fondazioni come One Ocean Foundation, nata nel 2017 per volere dello Yacht Club Costa Smeralda di Porto Cervo per celebrare i 50 anni dalla fondazione, con l’obiettivo di accelerare la soluzione ai problemi degli oceani. E tra gli obiettivi di OFF c’è proprio quello di sensibilizzare le grandi aziende ad attuare politiche volte alla sostenibilità e a limitare l’impatto delle proprie produzioni sulla natura. Il team scientifico creato dalla fondazione negli anni ha prodotto una notevole quantità di report e studi focalizzando in particolare l’attenzione sull’inquinamento prodotto dal settore moda che attraverso le microplastiche rappresentano la maggiore pressione esercitata sugli ecosistemi marini. A dirlo è proprio lo studio, appena pubblicato dalla fondazione sulle pressioni dirette e indirette dell’industria tessile e dellabbigliamento sulloceano. «Purtroppo, le attuali tendenze di stile di vita e di consumo hanno aumentato enormemente la produzione di abbigliamento – hanno commentato spiegato gli studiosi di OFF – , con un impatto significativo sugli ecosistemi marini e costieri.   Per questo motivo è importante sapere che l’uso di sostanze chimiche nocive nella catena  della moda, dall’estrazione delle materie prime alla tintura e alla stampa degli indumenti, ha un impatto negativo sull’ambiente marino, tra cui l’eutrofizzazione e l’inquinamento delle acque che l’industria contribuisce a circa il 5-6% delle emissioni annuali di gas a effetto serra, principalmente a causa della produzione di fibre sintetiche che dipendono da combustibili fossili. Che grandi quantità di microplastiche inquinano ogni anno l’oceano a causa del lavaggio di fibre sintetiche che contengono sostanze chimiche che inquinano l’oceano e influiscono sugli organismi marini e l’intera catena alimentare».  Ovviamente a tutti questi problemi ci potrebbe essere una soluzione con l’impegnò in prima persona dell’Industria che secondo OFF potrebbe introdurre impianti di trattamento in loco per trattare le acque reflue o utilizzare tinture naturali che possono ridurre l’inquinamento delle acque nella fase di lavorazione. Passare da tessuti a base di combustibili fossili a materiali organici o riciclati per ridurre le emissioni di CO2. Utilizzare materiali plastici riciclati per la produzione di abbigliamento e attuare programmi educativi post-consumo per insegnare ai consumatori come lavare correttamente gli indumenti per ridurre al minimo l’introduzione di microplastiche. Lo studio appena pubblicato è piuttosto approfondito e chi volesse approfondire lo può fare accedendo all’apposito review pubblicata sul sito della fondazione al seguente link.

Davide Mosca

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CS Journal è la voce ufficiale del Consorzio Costa Smeralda, edito per i propri associati e per l’indotto turistico che ogni anno affolla le aree consortili di Porto Cervo. Un magazine formato tabloid che valorizza l’identità del Consorzio e tutte le realtà del territorio.