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Nozze e feste immersi nell’archeologia

Le rovine archeologiche come sedi di cerimonie: l’attuale trend consegna una nuova destinazione d’uso ai più famosi siti archeologici della Sardegna

Per molteplici significati, sposi e festeggiati, si trovano a scegliere come sfondo l’incanto di quell’estesa planimetria che in Sardegna inserisce le aree degli scavi nell’attuale situazione urbanistica.
E per gli appuntamenti straordinariamente sentiti come: feste di laurea, baby shower, per condividere la gioia del lieto evento con le persone più intime, gender reveal party, per rivelare se il bebè in arrivo sarà maschio o femmina o battesimi, si scelgono sfondi inediti per la magia di momenti cruciali della vita. «Non è certo un caso che vengano selezionati siti di archeologia dai giovani – dice il direttore del Menhir Museum di Laconi, Giorgio Murru – ogni luogo veniva scelto dai nostri antenati per la forza e la potenza espressa.»
Come gli sposi pionieri, tra le rovine del Palazzo Re Barbaro: l’artista e storiografa Angela Demontis e l’egittologo Giacomo Cavillier, direttore della missione archeologica italiana a Luxor, del progetto Shardana e del Centro studi di Egittologia e Civiltà Copra J. F. Champollion.
Ma non solo le rovine di Turris Libisonis, antica città romana situata in territorio di Porto Torres, sono le mete della ricchezza archeologica scelta per le feste, particolarmente romantiche e molto ambite sono anche le sedi di fonti sacre come ad esempio il Pozzo di Santa Cristina di Oristano o Su Tempiesu, meravigliosa fonte di Orune in località Sa costa ‘e sa binza nella provincia di Nuoro.
Posti simbolici dove propiziare fertilità e buona sorte che aggiungono alla solennità di una promessa, in uno dei contratti più celebrati e onerosi dei nostri tempi, la particolare benedizione consegnata dal tempo e dalle sue tracce.
Angela Demontis, professione ricercatrice, davanti ai testimoni e al presidente del consiglio comunale Franco Satta, che ha celebrato l’unione civile con il supporto del portavoce Antonio Chessa, dice: «Abbiamo voluto, per questa cerimonia speciale, la cifra della semplicità.» Quasi come se non si potesse aggiungere troppa bellezza alla portata di un tale patrimonio archeologico.
Sposarsi a picco sugli scavi, esposti nella terrazza del Palazzo più che un trend in forte ascesa, per Angela e Giulio è un privilegio e una sorta di naturale conseguenza dell’aver consacrato buona parte della loro vita allo studio e alla passione per la storia. Qualcosa che ha la forza dell’inevitabile, che per entrambi ricalca l’aspirazione umana alla scoperta e alla divulgazione.
L’emozione unica, vissuta alla presenza del direttore del museo archeologico Antiquarium Turritano di Porto Torres, Stefano Giuliani, archeologo che porta con sé l’esperienza di management del Museo Giorgio Asproni di Nuoro, resta sontuosamente testimoniata negli scatti di un album fotografico che diventa così anche uno straordinario reportage.
In quest’area, e in quella antistante le chiesette di Balai, è possibile celebrare i matrimoni perché un regolamento disciplina il rito civile tra paesaggi mozzafiato, parchi e ricchezze monumentali incastonate nella roccia fino al punto di prossimità della Rocca Manna, compreso il giardino della Torre Aragonese e il Parco di San Gavino, l’area che incornicia la splendida basilica omonima che è anche più grande chiesa romanica della Sardegna.
Poi, per questi sposi decisamente avvezzi alla statuaria e alla scultura architettonica degli edifici di culto, il viaggio continua verso l’Egitto ed è sempre Angela Demontis, autrice di pubblicazioni sulla storiografia pre nuragica ad ammettere, senza mezzi termini, una crisi esistenziale in piena regola; confessa di essersi sentita minuscola quando, rimbalzando dall’archeologia sarda si è trovata a ridosso di un’enorme roccia: «L’Egitto mi ha costretto a nuovi appuntamenti con il tempo: tra le guide beduine, nelle dune del deserto nero di ferro fuso e nel deserto bianco che milioni di anni fa era un oceano. Ho avuto letteralmente una crisi: di colpo mi sono vista come un’aliena. Un’estranea su pianeta che non ha bisogno di te.»

Anna Maria Turra

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