top

Nuovo studio del Cnr: l’Italia è il Paese del Mediterraneo più esposto alla grandine

I ricercatori del Centro nazionale delle ricerche hanno appena pubblicato un’indagine che prende in considerazione tutti i Paesi del Mediterraneo

Gli eventi climatici estremi continuano a verificarsi con sempre maggior intensità. Causando danni rilevanti, provocando smarrimento di fronte ad eventi spesso improvvisi e poco prevedibili dai modelli matematici che governano le previsioni meteo. Alluvioni, incendi, frane e smottamenti, per non parlare della grand

ine. Quest’ultimo un fenomeno capace di mandare in fumo il raccolto, i vigneti, i sacrifici di chi lavora e sopravvive grazie alla cura amorevole della terra. E se ormai è risaputo che molti di questi eventi siano collegati all’innalzamento delle temperature dovute a un sovrasfruttamento delle risorse e di comportamenti errati da parte dell’uomo c’è ancora poca consapevolezza dei rischi che il nostro pianeta e l’intera umanità dovrà affrontare.

Per nostra fortuna esistono degli eroi silenziosi che nei laboratori e nei centri di ricerca proseguono senza sosta le indagini per cercare di capire questi fenomeni, districare la matassa dei dubbi e riconsegnare all’intero mondo i risultati utili per capire in che direzione sta andando il mondo, per salvarlo e prevenire il lento e inesorabile declino verso il punto di non ritorno. Tra questi ci sono di certo gli scienziati dell’istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale di ricerca che nei giorni scorsi hanno pubblicato sulla rivista scientifica Eos uno studio molto importante sulla distribuzione nel Mediterraneo del fenomeno della grandine. La sorpresa è stata grande quando di fronte ai dati i ricercatori hanno potuto constatare e certificare come l’Italia sia il Paesepiù esposto alle grandinate di maggiore intensità. L’indagine ha portato, inoltre, allo sviluppo della prima mappa globale ad alta risoluzione degli eventi grandinigeni.

«Abbiamo analizzato l’intera rete di sensori satellitari che fanno parte della missione spaziale internazionale Global Precipitation Measurements (GPM). Questo tipo di sensori consentono di utilizzare una vasta gamma di frequenze di sondaggio e hanno un’elevata copertura spaziale, offrendo notevoli potenzialità in termini di rilevamento e di indagine delle grandinate», ha spiegato Sante Laviola, ricercatore del Cnr-Isac e primo autore dello studio. «I valori rilevati indicano che negli ultimi vent’anni il Mediterraneo – ha poi proseguito il ricercatore Cnr – si sta riscaldando il 20percento più velocemente rispetto alla media globale, con la conseguente variazione dei regimi delle precipitazioni, che aumentano per intensità e frequenza. Nonostante ci sia una grande variabilità tra un anno e l’altro, in tutta l’area si può notare un trend di aumento, pari al 30percento, per quanto concerne le precipitazioni di grandine sia intense che estreme. In particolare, nella nostra Penisola si è raggiunto il numero medio più alto di questo tipo di precipitazioni, che si concentrano maggiormente nel nord durante l’estate, mentre crescono nel centro-sud tra la fine dell’estate e l’autunno». Lo studio in questione potrà essere un valido supporto per il miglioramento dei modelli meteorologici e climatici e mettere in campo tutte quelle azioni utili per mitigare il rischio derivato dagli effetti delle grandinate sul territorio.

Davide Mosca

About author