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Paolo Fresu nell’ultimo album di Peter Gabriel

Nel nuovo attesissimo album la partecipazione di un cast eccezionale di artisti multidisciplinari e di musicisti, tra cui il jazzista sardo

Un album di Peter Gabriel atteso da vent’anni, il decimo in studio in uscita il primo dicembre 2023 per l’etichetta Real World Records e, con un featuring del trombettista Paolo Fresu, vanta un cast di straordinaria eccezione. Nell’album del musicista rock inglese diversi sono i brani in cui si riconosce inalienabile l’apporto di Brian Eno, i rilevanti contributi di Richard Russell, del pianista Tom Cawley, della violoncellista Linnea Olsson e del tastierista Don E, del trombettista Josh Shpak e di Paolo Fresu.
Al termine di un intero anno, mentre a ogni luna piena Peter Gabriel ha pubblicato una nuova canzone, si è esibito dal vivo davanti al pubblico del Regno Unito, Europa e Nord America. I brani dell’album sono dodici, hanno testi riflessivi; la cifra dell’ex progressive rocker affronta ancora una volta il tema dell’Universo, nascondendo e insieme celebrando in ogni pezzo una dichiarazione d’intenti. Il testo di Panopticom, per esempio, prima traccia in uscita lo scorso gennaio, è citazione pura dei tre gruppi di lavoro sull’omonima piattaforma: Forensic Architecture, Bellingcat e Witness, organizzazione per i diritti umani che Gabriel ha co-fondato nel 1992. La ballad, in pieno stile fusion, dettaglia Panopticom come globo satellitare in continua evoluzione, strumento centrale che consentirà alle persone di caricare e monitorare dati personali, sociali, economici e politici insieme a tutti i tipi di informazioni scientifiche e ambientali. «Dovrebbe permettere al mondo di vedere molto di più di se stesso» – spiega il fondatore dei Genesis.
E con questo lavoro, a poco più di vent’anni di distanza dall’ultimo Up, Peter Gabriel lancia una nuova prefigurazione «La capacità di visualizzare, di vedere cosa sta realmente accadendo, ha trasformato la medicina. Potrebbe succedere lo stesso per il Pianeta».
Registrato per la maggior parte presso i Real World Studios, con una lunga lavorazione, vanta l’eccezionalità di un cast in cui, alla sua fidata cerchia di musicisti (ricordiamo il chitarrista David Rhodes, il bassista Tony Levin e il batterista Manu Katché) si annette la collaborazione cruciale del jazzista Paolo Fresu, il top player che da Berchidda raggiunge la fama internazionale non solo come trombettista o compositore, ma anche come flicornista e scrittore, da tempo perfettamente aderente all’avvenirismo che questo album veicola.
Nel mese di aprile la canzone presentata col plenilunio consegna il titolo all’intero album: significa input/output. «Lo si vede sul retro di molte apparecchiature elettroniche – spiega Peter Gabriel – e mi ha fatto venire in mente alcune idee sulle cose che mettiamo dentro e tiriamo fuori da noi stessi, in modi fisici e non fisici. Questo è stato il punto di partenza dell’idea e del tentativo di parlare dell’interconnessione di tutto. Invecchiando probabilmente non sono diventato più intelligente, ma ho imparato alcune cose, per esempio trovo molto sensato il concetto per cui non siamo delle ‘isole indipendenti’, come ci piace pensare di essere, ma siamo parte di un tutto. Se riusciamo a vederci come individui collegati, pur sempre disordinati ma appartenenti a un insieme, allora forse c’è qualcosa da imparare?»
Ciascuna delle dodici canzoni dell’album è stata affidata a un artista di fama mondiale per dar vita ad un’opera di accompagnamento in cui vengono indagati i campi della pittura, della fotografia o della scultura polimaterica e, in un album che afferisce alla realtà in evoluzione, appare nuova anche la ricerca di veste grafica per condividere esperienze umane e planetarie. Prende così corpo il team d’eccezione che va da Nick Cave a Olafur Eliasson, da Ai Weiwei a Henry Hudson e poi Annette Messager, Antony Micallef, David Moreno, Cornelia Parker, Megan Rooney, Tim Shaw, David Spriggs e Barthélémy Toguo.
Insomma abbinando ad ogni brano una realizzazione dell’ingegno Peter Gabriel sembra diluire, nello spazio e nel tempo, anche l’ennesima spiegazione: l’avanzamento di una competenza ha sempre l’onere di diffondere conoscenza o, più semplicemente, chiamando a raccolta ancora una volta il genio umano, osa.

Anna Maria Turra

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