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Quando la Formula 1 sbarcò a Porto Cervo

Era il 1993 quando Cesare Fiorio, ex direttore sportivo di Ferrari, sposò l’idea visionaria di Ersilia Litrico, storica consorziata e insieme scrissero la storia dell’automobilismo portando in Sardegna auto F1

Primo Gran Premio di F1 di Porto Cervo. Sono passati trent’anni da quella che da visione, si è trasformata in sogno e infine realtà, grazie all’impegno e la lungimiranza di due nomi che si sono incontrati al confine dell’utopia, per regalare un circuito cittadino al borgo di Porto Cervo. Loro sono Cesare Fiorio, un nome che vuol dire mito per il rally, con l’epopea della Lancia Martini, ma anche ex direttore sportivo della Ferrari; lei Ersilia Litrico, architetta torinese, che ha seguito la passione del padre, collezionista di auto da corsa. Il progetto che divenne realtà fu quello di costruire un circuito cittadino per una esibizione che celebrasse ottant’anni di Formula 1. «Il circuito partiva dal distributore dell’Agip all’ingresso del paese, passando per l’attuale hotel Luci di La Muntagna, arrivando allo stradone, dove si raggiungevano velocità importanti – racconta Cesare Fiorio -. Dopo una chicane si scollinava fino a tornare verso Porto Cervo. Il circuito era di 3 chilometri e 350 metri». La coincidenza temporale fu ricercata visto che l’esibizione si tenne la settimana successiva al Gran Premio di Monza, con Fiorio che fece arrivare molte auto che avevano disputato il GP d’Italia. «C’era la Ferrari di Jean Alesi, la Benetton di Patrese, ma anche l’Alfa Romeo 159 con cui Fangio, che venne appositamente dall’Argentina, nonostante qualche problema di salute, vinse il Mondiale nel 1951 a Pedralb, su un circuito cittadino vicino a Barcellona – racconta Fiorio -. Io avevo appena lasciato la Ferrari, in quel periodo vivevo stabilmente a Porto Cervo e accettai l’idea visionaria di Ersilia». Ersilia, storica consorziata di Porto Cervo, è la signora Litrico. Lei stessa racconta la genesi di un progetto per il quale in molti le davano della folle. «L’idea nasce nel ’91, io venni in vacanza a Porto Cervo e mi innamorai di questo luogo, mio padre era un appassionato di auto storiche e a un certo punto iniziò a comprare Formula 1 – racconta Ersilia Litrico -. Io da lì in poi iniziai a gestire il club della Formula 1 storica, e girammo i più importanti circuiti d’Europa. Mi dissi: Porto Cervo non è da meno rispetto a Montecarlo e pensai di portare la Formula 1 qui. Entrai in contatto con Cesare Fiorio e gli dissi che volevo organizzare un circuito cittadino di Formula 1 a Porto Cervo. Lui all’inizio non mi prese sul serio, ma poi lo risentii e a lui piacque il progetto. «Dopo un mese, gli sponsor latitavano, finché un amico non mi prese un appuntamento con l’amministratore delegato di Seat – Pagine Gialle. Al termine del colloquio mi disse: guardi architetto, se per lei va bene, io le darei 500 milioni. Per l’epoca era una gran bella cifra». L’idea di un Gran Premio a Porto Cervo funzionò, tanto che venne appositamente da Londra come “ispettore” speciale Bernie Ecclestone, boss della F1 mondiale. Cinquanta vetture di F1 dei precedenti quarant’anni. Nessun museo o esposizione le aveva mai messe tutte insieme. La Ferrari 125, la prima vettura costruita dalla casa del Cavallino, del ‘47, con la F1 che sarebbe nata tre anni più tardi. E come dimenticare la Ferrari di Gilles Villeneuve, guidata a Porto Cervo dal rivale di allora: Renè Arnoux. E c’era la Lotus 72, forse la più longeva e la più vincente vettura nella storia della F1. C’era la Tyrrell a sei ruote che guidava nel ‘76 Ronnie Peterson. C’erano anche Cristian Fittipaldi e Olivier Paniz. Ma soprattutto era presente un monumento delle corse, Juan Manuel Fangio, 83 anni, il volto un po’ emaciato, con una infermiera al seguito, ma con la testa sempre lucida.

Giandomenico Mele

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