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Renzo Persico: «Serve una nuova progettualità per il sistema culturale della Sardegna»

L’editoriale del Presidente del Consorzio Costa Smeralda: «Il PNRR stanzia più di 13 milioni di euro per la rigenerazione culturale, sociale ed economica dei borghi dell’isola. E non vanno sprecati!»

ln Italia ci sono circa 4.500 musei, 501 monumenti e complessi monumentali, 240 aree archeologiche, 53 siti UNESCO. Un comune su tre, quindi, ospita almeno una struttura museale: un patrimonio diffuso con 1,5 musei ogni 100 kmq, uno ogni 13 mila abitanti.

Nonostante il patrimonio artistico e culturale italiano sia immenso, i visitatori, stranieri e Italiani, tendono a concentrarsi in poche destinazioni, le più significative e quelle promosse meglio.

Nel 2022, i turisti stranieri hanno superato i 55 milioni di visitatori del nostro patrimonio culturale italiano; includendo gli Italiani, sono stati registrati più di 104 milioni di  visitatori, risultato straordinario, anche se appannato da un indice di concentrazione eccessivo: a livello regionale, il 51% delle viste si concentra tra Toscana (22,1%), Lazio (20,1%) e Lombardia (8,8%) e la concentrazione porta come conseguenza la congestione nei periodi di alta stagione e il progressivo degrado e abbandono dei siti culturali non visitati.

Il Paese richiede un piano strategico lungimirante e di ampio respiro che ridia competitività e attrattività, attivando ogni polo culturale, integrando e potenziando l’offerta per i visitatori. Ma l’attuale sistema di gestione dei nostri poli culturali consente solo qualche episodica accelerazione e questo non facilita il cambiamento dal punto di vista dei contenuti, manageriale e tecnologico.

È necessario che sia a livello centrale che locale si affronti questa questione con approcci innovativi, in completa discontinuità con il passato.

Secondo una recente indagine dell’ISTAT sui musei italiani, la situazione in Sardegna è ancor meno entusiasmante: un patrimonio poco digitalizzato, scarsamente attrezzato per i più piccoli e carente sotto il profilo dell’assistenza ai disabili.

È inoltre palese una eccessiva e per certi versi incomprendibile frammentazione che, di certo, non agevola la condivisione di problematiche, obiettivi, strategie, decisioni.

La rete museale sarda è tra le più ampie d’Italia: 254 sedi e 1,6 punti di accesso al sistema storico-culturale ogni 10 mila abitanti, il doppio della media italiana e più del doppio di tutte le regioni del Mezzogiorno.

Di questi, solo 47 sono gestiti da enti privati: i siti a gestione pubblica rappresentano l’81 percento, la componente più consistente di tutte le regioni italiane, la cui media è il 68 percento; solo il Molise ci batte, con il 91 per cento.

L’83 percento dei siti museali pubblici è gestito dagli enti locali contro un valore nazionale che si ferma al 68 percento e quello delle regioni meridionali che si attesta al 58 percento.

La portante museale della Sardegna è l’archeologia: 52 aree archeologiche, 8 parchi archeologici, 28 musei connessi al ritrovamento. Poi si registrano complessivamente 155 tra musei e gallerie, di cui 33 dedicati all’etnografia e all’antropologia, 28  all’archeologia, 19 all’arte moderna e contemporanea e altrettanti per specifici tematismi.

Nonostante questa diffusione territoriale del sistema museale sardo, i musei della Sardegna fanno registrare mediamente meno di 3 mila visitatori l’anno: il valore più basso tra le regioni italiane. In Italia, la media dei visitatori è di 29.989 per singola struttura, con punte in Veneto (34.069), Toscana (42.643), Campania (64.785) e Lazio (99.226).

Scorrendo le annotazioni sull’organizzazione interna di queste infrastrutture culturali che si incontrano i dati più interessanti: i musei sardi risultano scarsamente tecnologici; è sovrapponibile la percentuale della presenza sui social, che vede pochi musei presenti con informazioni aggiornate e in lingua estera sulle principali piattaforme (Facebook, Twitter, YouTube, Instagram, Flikr, etc.). E la situazione non migliora guardando alla fruizione digitale dei contenuti: ad aver digitalizzato le collezioni è meno di un terzo delle strutture e solo alcune offrono una connessione wi-fi gratuita per i visitatori, mentre la grande maggioranza non lo fa.

Insomma, musei sì, ma non per tutti: sono poco confortanti anche i dati sull’accoglienza nei confronti dei più piccoli e dei diversamente abili; alcuni offrono visite guidate, ma il dato diventa risibile se guardiamo alle strutture che ospitano laboratori didattici per bambini, ragazzi e scolaresche. Per non guardare alle strutture che dispongono di spazi e strutture adeguate per i visitatori disabili (bagni attrezzati, rampe, elevatori, etc.) o in quante strutture viene garantita l’assistenza alle persone con disabilità.

Tutto questo incide pesantemente sul turismo a motivazione culturale, che ha il pregio di non viaggiare solo d’estate, anzi: il turismo della Sardegna è ancora prevalentemente stagionale, con una occupazione media delle strutture ricettive che non raggiunge i tre mesi.

Unitamente all’importanza del patrimonio culturale regionale in termini di potenziali ricadute economiche, occupazionali e sociali, si rendono necessari interventi in grado non solo di annullare o comunque ridurre il gap presente tra giovani e offerta culturale, nel senso più ampio del termine, ma che sia in grado di creare le condizioni per uno scenario dove l’arte e la cultura vengano vissute come una opportunità proiettata verso il futuro, grazie alle sue profondi radici nel passato.

Attesa l’impossibilità e la ridotta efficacia di una azione che miri ad imporre amore e passione per l’arte, obiettivo dell’azione congiunta che dobbiamo programmare ai diversi livelli, con la fattiva partecipazione dei privati e delle migliori espressioni della società civile, è quello di avviare nuove e rilevanti forme di dialogo con chi, nonostante la giovane età, veda nella cultura e nell’arte, comunque espressa, un veicolo per comunicare sé stesso con e verso il mondo circostante.

Dobbiamo aprire un canale di comunicazione privilegiato con i giovani, che saranno la futura classe dirigente e dovranno decidere se e quanto investire nel patrimonio culturale nazionale e regionale, creare una “piazza virtuale” mirata alla conoscenza, al confronto, alla condivisione e quindi alla crescita individuale e collettiva attorno al tema della creatività e dell’arte, anche perché, come diceva Peggy Guggenheim, “Abbiamo il dovere di conoscere l’arte del nostro tempo”. Ma, aggiungerei, anche per comprendere e conoscere le generazioni a noi più vicine.

Dobbiamo costruire un piano sistemico a livello locale, nazionale e mediterraneo che consenta di vivacizzare e rilanciare i siti del patrimonio artistico e culturale attraverso le energie, le idee e la cultura dei giovani. Come? Creando un sistema meritocratico per affidare la promozione e il rilancio di poli culturali locali a giovani adeguatamente formati, creando occupazione giovanile omogeneamente distribuita.

Bisogna portare all’equilibrio di bilancio poli culturali sardi che oggi non sono economicamente autosufficienti, riaccendere l’interesse delle comunità verso i propri poli culturali locali e attirare turisti con attrazioni e palinsesti moderni e ben pubblicizzati, puntando sulla piena  soddisfazione dei visitatori e sul ruolo che possono avere di promotori di una destinazione turistica come la Sardegna grazie ad una esperienza di fruizione culturale qualitativamente adeguata.

Serve una nuova progettualità per il sistema culturale della Sardegna: il PNRR stanzia più di 13 milioni di euro per la rigenerazione culturale, sociale ed economica dei borghi dell’isola. E non vanno sprecati!

E i benefici non saranno solo per il patrimonio culturale, ma per il turismo, le piccole imprese, l’artigianato d’arte, insomma per tutta la società, per ognuno di noi.

Avvocato Renzo Persico

Presidente del Consorzio Costa Smeralda

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CS Journal è la voce ufficiale del Consorzio Costa Smeralda, edito per i propri associati e per l’indotto turistico che ogni anno affolla le aree consortili di Porto Cervo. Un magazine formato tabloid che valorizza l’identità del Consorzio e tutte le realtà del territorio.