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Twelve ee h s nine – Dolmen e Menhir in Sardegna, la mostra di Olivo Barbieri

L’esposizione racconta il rapporto tra archeologia e contemporaneità attraverso l’arte fotografica

C’è ancora tempo fino al 25 giugno 2023 per visitare la mostra Twelve ee h s nine – Dolmen e Menhir in Sardegna di Olivo Barbieri. Un’esposizione, a cura di Marco Delogu e Chiara Gatti, nata dalla collaborazione tra Fondazione di Sardegna e il Museo MAN. Questa serie inedita dell’artista rientra nel progetto della Commissione Sardegna. Un percorso che grazie alla piattaforma AR/S Arte Condivisa ha aperto una finestra sul territorio con le sue sfumature che caratterizzano l’isola. Un punto di vista sul mondo per mezzo degli sguardi di curatrici e curatori.
Olivo Barbieri, uno dei maggiori artisti e fotografi italiani contemporanei, è stato chiamato dalla Fondazione di Sardegna per offrire la sua visione dell’Isola, intraprendere tre viaggi nell’arco di due anni, decifrando una bolla spazio-temporale tra archeologia e immaginario contemporaneo. Al centro del suo progetto di ricerca è il patrimonio formato da svariati megaliti, dolmen e menhir. Simboli che costellano l’Isola secondo logiche ancora non chiare agli studiosi. Lo scopo era comprendere la loro capacità di modificare lo spazio che li circonda. Per farlo si è servito del valore di studiosi come l’archeologo Riccardo Cicilloni e delle indicazioni degli abitanti. Barbieri in Twelve ee h s nine – Dolmen e Menhir in Sardegna è il risultato di una mappatura sensoriale libera e non scientifica dei megaliti che mostra come lo spazio intorno a questi sia cambiato e modificato nel tempo. Ma ciò che colpisce è un passaggio ulteriore dell’autore, che di queste in queste 60 fotografie presenti nella mostra registra autentiche situazioni di convivenza e compenetrazione tra passato arcaico, costruito recente e paesaggio vegetale.
Nei suoi viaggi da Dorgali a Laconi, da Calangianus a Barrali, esplora percorsi avventurosi fra campi coltivati, pascoli e paesi alla ricerca di vestigia a volte inghiottite dalla vegetazione o dal cemento per restituirli al presente.
Nel dialogo con Chiara Gatti pubblicato nel libro Olivo Barbieri dice: «Ho lavorato e riflettuto molto sulla modificazione dello spazio attorno a ogni reperto, come le epoche siano trascorse sovrapponendo innesti, strati, passaggi. È un racconto temporale sincretico…»
Come scritto nel testo di Marco Delogu e Franco Carta che accompagna la mostra: “Le forme della pietra sono intrise dal tempo e Barbieri ne coglie il mistero, racchiude nell’inquadratura il colore e la luce, ne esalta la forza estetica, ne interroga le suggestioni magiche e il valore simbolico-sacrale che da sempre dolmen e menhir evocano nella mente dell’osservatore, sia esso uno studioso o un profano”.

Riccardo Lo Re

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