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Un appuntamento con l’inatteso

È stato questo Artstars, l’evento di San Pantaleo con l’artista Gigi Rigamonti.

Gigi Rigamonti ha aperto il suo studio di San Pantaleo mostrando la sua capacità di dialogo e in un mini tour nel parco di Villa Rigamonti, nella provincia di Sassari, si parla di una terra in contemplazione delle stelle, si svelano le connessioni con l’arte contemporanea e il bisogno che muove l’ingegno umano alla creazione. Non è soltanto l’anima di un artista internazionale a emergere nitida dal resoconto di questo appuntamento, ma il percorso in divenire che da “Irinadarte Gallery” di Bissone, in Svizzera, approda all’intuizione di Maria Pintore che con Daniela Cittadini pretende l’artista come protagonista di diversi riti divinatori sull’arte in Sardegna. Ed è in questo modo che Gigi Rigamonti si consegna a una platea allertata e foltissima.

«Grazie a Maria e Daniela sono uscito allo scoperto a San Pantaleo, Daniela è dinamite pura temperata dalla profondità di Maria che con il suo modo di porre le questioni ha fatto nascere da un’intervista quello che ora è diventato un fenomeno. – spiega l’artista – Ma io che prendo la vita come una cosa dopo l’altra garantisco che da fine maggio non mi hanno lasciato tregua, aprire il mio studio è una cosa che proprio non avrei mai immaginato, non faccio vedere le mie cose a tutti.»
Poi per caso Bianca Laura Petretto, curatrice e amica vera, lo invita nel corso di una mostra a Oristano nell’area mercato delle vacche, Foro Boario, costringendolo a lasciare la Gallura dove trascorre la maggior parte del tempo della sua permanenza in Sardegna.
«Amo gli inverni nella destinazione Costa Smeralda®, mentre la evito d’estate: mi sembra di assistere a un esproprio, come se venisse sequestrata all’intera isola e ai suoi abitanti e io la vivo come se fosse una rapina. Comunque grazie a Emanuela Gandini sono stato al Mann di Nuoro, mi accorgo che l’isola è piena di aree d’arte importanti come Spazio Ilisso, un’oasi privata che ricorda la preziosità di un gioiello, o lo Spazio Manca splendidamente gestito da Chiara, o l’Olbia Community Hub. Ed è qui che Irina, mia moglie, mostra le slide che ha preparato sul mio conto, la gente mi chiede approfondimenti. C’è davvero un sacco da dire, le domande sono argute, numerose ed è complessissimo rispondere: ne sono onorato ma anche un po’ scioccato. È andata così.»
Pubblico e addetti ai lavori in ArtStars hanno apprezzato di Gigi Rigamonti la capacità dialettica e l’atelier, distaccamento simbolico dello studio svizzero di sperimentazione, le loro esternazioni, i giudizi e le idee sono pronte per essere accolte e spaccate in quattro come un capello. Nel caldo torrido della Sardegna, in una delle sue stagione più singolari, si parla del tabù che spesso investe il prezzo di un’opera d’arte e, mentre un’onda positiva si autoalimenta tra istallazioni come sculture gigantesche disseminate nel parco, i rimandi di questa nuova avventura alle opere di Gigi Rigamonti esposte nei maggiori musei nel mondo sono inevitabili. «Mi sembra di capire, dalla mia esperienza e dal mio passato a dirigere a Milano Art and Gallery – spiega Rigamonti – che l’artista per il pubblico non sia percepito nella sua normalità di “uomo”, è quasi un’astrazione priva dei bisogni normali, quelli di mangiare e bere, io credo invece che l’artista debba occuparsi di sé, come un imprenditore del proprio lavoro.»
Colpiscono e lasciano il segno le opere disposte tra la natura: ricongiungono l’arte al suo elemento primario, per ricordare la nostra infinita “finitudine umana”. Dentro uno studio, solitamente solitario e silenzioso, nel quale quotidianamente nascono i lavori di un vero maestro, circola straordinaria un’invasione di curiosità tra riflessioni sul valore, l’origine e il senso dell’arte.
L’artista, noto per aver cambiato per sempre nello scenario dell’alta moda i concetto dei manichini, trasformandoli ed elevandoli ad elementi dell’esplorazione, osannato nel mondo per il suo stile riconoscibile e determinato, è protagonista di una carriera luminosa, in continua evoluzione. Così come negli anni ha dimostrato di essere capace di creare collaborazioni con i più importanti nomi della moda internazionale, da Versace a Valentino, oggi nella sua riflessione conferma la raffinata cifra che lo ha reso autentico. «Io per arrivare all’azienda di famiglia ci ho messo un sacco di tempo, sono un sessantottino che ha fatto il possibile per essere indipendente, mi pesava che i miei potessero pagarmi gli studi, fare il fotografo era per me l’espediente per essere autonomo; ho avuto un figlio a soli 24 anni e mia madre, furbissima, fece entrare nel reparto aziendale la mia giovane moglie, è così che incontro la scultura, dando il mio contributo di creatività a un’azienda che rifiutavo, esprimendo la mia vera essenza in uno dei miei più potenti compromessi. Considerando che per me il manichino era un obbrobrio, sulle mie sculture del corpo umano ho imparato a fare gli stampi di gesso ed è stato proprio apprendendo che ho avuto fortuna: in una città come Milano in cui gli incontri importanti erano facili perché i grandi della moda si incontravano per la strada. Oggi nelle maggiori maison tutto è istituzionalizzato e se sei un giovane designer quasi non riesci a vedere il direttore: sì, la mia è stata una buona sorte.»
Da madre imprenditrice e padre che era uno tra i più riconosciuti commercialisti di Milano, il Gigi giovanissimo girava in Bentley parcheggiandola un isolato prima della sua destinazione per non dare troppo nell’occhio.
Daniela Cittadini, direttrice artistica del MAD, Movimento Arte e Design, esperta dei grandissimi del moderno figurativo, sostiene «Non c’è niente di nuovo: l’artista Rigamonti incontra la Sardegna da almeno 26 anni, ma il fatto che oggi sia la città ad incontrare il grande uomo che sta dentro l’artista, dimostra quanto il collezionismo oggi abbia un estremo bisogno di questo scambio.»
Maria Pintore, direttrice di Web Roch e storico vertice di Radio internazionale Costa Smeralda dice «La presenza delle telecamere di Catalan Tv, per una puntata di settembre di Tierra de Amor, dimostra quanto Gigi Rigamonti con la sua visione sia un’esperienza umana ad altissimi livelli, grazie alla collaborazione di Irina Sivakova, pilastro dell’ispirazione di questo artista.»
Ha abitato per decenni tra New York e Milano passando da San Francisco, capitale della Big generation, ne resta affascinato in contaminazioni che influenzeranno fortemente le sue edificazioni.
«È il 6 marzo 2020 e con Irina decidiamo di trasferirci stabilmente a Berlino: parte la pandemia e così ripieghiamo su Bissone, ma quella resta la destinazione che continuo a immaginare; alcuni sostengono che la mia arte sia molto difficile, io penso di no.»
Senza televisione da almeno 25 anni, è convinto che siano gli inglesi, a parte o grazie alle loro rigidità, i veri eredi del Sacro Romano Impero: «Loro hanno davvero saputo costruire qualcosa.»

Anna Maria Turra

Credits photo Andrea Mignogna

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