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Un dipinto di Fontana battuto all’asta per oltre 20 milioni

L’opera Concetto Spaziale La Fine di Dio è considerata tra i più pregiati dell’artista, stimata tra i 18 e i 22 milioni di dollari.

Se non è record, poco ci manca. Lo scorso 15 novembre si è tenuto a New York l’asta di Sotheby’s che ha proposto alcuni degli oggetti di valore pronti per essere venduti al migliore offerente. Tra questi c’era Concetto spaziale bianco, La fine di Dio di Lucio Fontana che per l’occasione è stato venduto per 20,6 milioni di dollari. L’opera era stimata tra 18 e 22 milioni di dollari, sfidando di fatto il primato raggiunto in passato per un’opera di Fontana, battuto all’asta per 29,2 milioni di dollari.
L’opera Concetto Spaziale – La Fine di Dio venduta a New York fa parte di 38 tele legate a una collezione di assoluto successo. Ma ciò che la rende unica è il fatto che rappresenta uno dei cinque esemplari realizzati in bianco, due dei quali sono conservati nelle mostre permanenti della Fondazione Prada di Milano e del Museo d’Arte Contemporanea di Tokyo. E non sono gli unici musei che hanno scelto di accogliere proprio uno di questi capolavori nella loro lista di collezioni. Basti pensare al Metropolitan Museum of Art di New York, il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid o il Centre Pompidou di Parigi che non si sono lasciati scappare una delle maggiori testimonianze del talento di Fontana.
Si tratta della prima volta in cinque anni che un Concetto Spaziale La fine di Dio torna sul mercato di Sotheby’s. La prima dal 2004 per una versione bianca così rara da essere acquistata per oltre 20 milioni di dollari. L’artista concluse queste opere tra marzo 1963 e febbraio 1964 in modo che venissero presentate nel corso di tre mostre a Zurigo, Milano e Parigi. È un’epoca di profonde trasformazioni ed evoluzioni nel pieno del progresso scientifico e le grandi conquiste da quelle di Gagarin allo sbarco sulla Luna.
«Ora nello spazio non esiste più alcuna misura. – disse l’artista – Ora nella Via Lattea si vede l’infinito. E anche la mia arte si basa su questa purezza che fa parte della filosofia del nulla, che non è un nulla distruttivo ma un nulla creativo… E il taglio, e i buchi, i primi buchi, non erano la distruzione del dipinto… era una dimensione che andava oltre il dipinto, la libertà di concepire l’arte con qualsiasi mezzo, attraverso qualsiasi forma».
Ed è proprio in mezzo a questi concetti e a questi sogni che un giorno sarebbero diventati realtà che Fontana cominciò a sviluppare il suo immaginario «È un capolavoro di una delle più grandi serie che Fontana abbia mai eseguito – ha dichiarato Claudia Dwek, responsabile di Sotheby’s per l’arte contemporanea europea. – Opere di questo genere arrivano solo raramente sul mercato e sono considerate fondamentali per i collezionisti di Fontana e dell’arte italiana del dopoguerra».

Riccardo Lo Re

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